4° Lunedì Sostenibile | |
c/o:
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Spazio Pervinca |
OSPITI:
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Andrea Cipriani |
Elvio Annese | |
Simone Ugolini | |
DRINK della serata:
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Cocktail di mimosa |
Yogi Tea energetizzante | |
ANDREA CIPRIANI, perito agrario, membro dell’ormai storico gruppo di acquisto solidale milanese Maltrainsema , ci ha illustrato a parole e con foto un progetto pilota di orto urbano condiviso per l’ auto-produzione.
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Andrea con la sua famiglia e altri dieci soci di Maltraisema si sono autotassati per pagare a un privato l’affitto annuale (700 euro, comprendente l’erogazione dell’acqua dell’acquedotto tramite un impianto e due cisterne) di due parcelle di orto, complessivamente di 150 m2. Alla fine dell’esperimento, durato un anno, sono state tirate le somme. In totale, tra affitto, piante e attrezzi, sono stati spesi circa 1000 euro e la produzione di ortaggi e stata quasi sufficiente. Dati positivi? Il piacere di coltivare un orto, la ricchezza di stimoli che questo ha rappresentato per i bambini, il piacere di condividere l’esperienza con altre famiglie. Lati problematici? Dall’esperienza Andrea si è accorto, nonostante sia un perito agrario e lavori in ambito universitario, che coltivare un orto non è così facile come potrebbe sembrare e che è necessario un sapere specifico. Far partire un orto in un terreno dove prima c’era un prato richiede una fatica non indifferente. Altra difficoltà : il progetto che era partito per essere un momento forte di condivisione tra le famiglie a volte si traduceva in un lavoro solitario, dati i problemi di gestione del tempo che gli impegni lavorativi pongono alle persone. Il giudizio finale è stato però positivo, l’orto viene ora “passato” a delle persone che lo rileveranno e il gruppo di acquisto solidare Maltraisema, forte di questa esperienza, ha presentato con l’Associazione il Giardino degli Aromi un progetto alla Provincia per il finanziamento di un orto condiviso per Maltraisema.
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ELLVIO ANNESE, documentarista, legato ai temi della socialità e della vita urbana, ha proiettato inediti spezzoni di un suo lungo lavoro di ricerca sulla Bovisa, nel suo documentario sul tema dell’orto urbano si confronta la realtà di dieci anni fa con quella di oggi.Il documentario “Terre di nessuno” verrà presentato in giugno al festival di Bellario, si tratta di un lungo straordinario lavoro sulla memoria che Elvio ha cominciato a girare alle fine degli anni ‘70 e che ha finito nel 2008, un lavoro che non è solo descrittivo e sociale ma poetico, emotivo e sentimentale. Nell’intento di Elvio dovrebbe aiutarci a guardare in faccia le persone del quartiere- che siano rom, arabi o la signora della porta accanto- senza filtri, senza preconcetti, per quello che sono, per quello che fanno, per cosa rappresentano nella quotidianità. Sul tema degli orti abusivi della Bovisa il documentario è meraviglioso, quasi un manifesto. Un abitante della Bovisa, filmato 20 anni fa, raccontava di un’area che dovevano essere smantellata ma “visto che la ruspa non viene noi cominciamo a coltivare, poi quando la ruspa verrà noi ce ne andremo”. Da allora sono appunto passati 20 anni di orti abusivi e all’interno della zona orti i pensionati hanno costruito anche un campo da bocce. Sulle qualità organolettiche delle verdure coltivate ci possono essere molti dubbi- ha sottolineato Elvio-dato che i terreni erano stati nel passato sedi di industrie molto inquinanti- ma sulla qualità del sociale e di salute psichica che venti anni di orti abusivi hanno prodotto non ci sono dubbi. Gli orti hanno generato soddisfazione, appartenenza, salute, sapere, condivisione.
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SIMONE UGOLINI, giardiniere, ha proiettato e commentato alcune foto scattate a Berlino, testimonianza di autogestione creativa del verde urbano.
Il comune di Berlino ha dato la possibilità di abitare – in una zona verde periferica -all’interno di vecchi caravan o case in legno provvisorie.A differenza che nel caso degli orti della Bovisa questo insediamento è autorizzato, ma come in Bovisa è totalmente autogestito dalle persone che ci abitano. Qui si tratta che per lo più di persone con scarse risorse economiche, relativamente giovani e provenienti da vari paesi europei.
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Questa situazione ha permesso il fiorire di una creatività estremamente interessante anche nella gestione dei verde, le foto di Simone ce lo hanno mostrato. Guardando questa documentazione viene da chiedersi: è sempre necessario che le istituzioni regolino ogni singolo cm quadrato del verde pubblico urbano, non si potrebbero lasciare più aree in libera autogestione, siamo proprio sicuri che questo significhi degrado? Non potrebbe invece significare una maggiore creatività e socialità? Sono ovviamente domande aperte.